Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il destino e il futuro della Polonia erano in gran parte controllati dall'Unione Sovietica. Questo periodo, dal 1945 al 1989, vide l'istituzione del sistema comunista e il suo profondo impatto sulla società polacca. Nonostante nel corso degli anni lo sviluppo dell'economia e il miglioramento degli standard di vita, ciò è stato accompagnato anche da oppressione politica, disordini sociali e difficoltà economiche.
"L'Armata Rossa sovietica rovesciò la Germania nazista nel 1945, e con essa un nuovo gioco di potere in Polonia."
Nel febbraio 1945, la Conferenza di Yalta decise di istituire un governo di transizione fino alle elezioni del dopoguerra. Tuttavia, l'attuazione di tali decisioni era strettamente controllata da Joseph Stalin. Con l'istituzione di un governo provvisorio polacco a Varsavia, la ridistribuzione del territorio e i cambiamenti dei confini della Polonia nel dopoguerra divennero più complicati. Alla conferenza di Potsdam, gli Alleati confermarono ampie modifiche ai nuovi confini della Polonia, che la resero notevolmente più piccola rispetto al periodo precedente la seconda guerra mondiale e più omogenea dal punto di vista culturale e demografico.
"Dopo il battesimo della seconda guerra mondiale, la Polonia divenne per la prima volta un paese etnicamente omogeneo e gran parte del multiculturalismo storico scomparve."
In seguito, il Partito Operaio Unificato Polacco monopolizzò gradualmente il potere nell'arena politica polacca e nel 1949 aderì all'Organizzazione per la cooperazione economica (Comecon) guidata dall'Unione Sovietica. Dopo la proclamazione della costituzione nel 1952, la Polonia divenne ufficialmente la Repubblica Popolare Polacca, a cui seguì un "disgelo" politico dopo la morte di Stalin nel 1953, che permise ai membri più liberali del Partito Comunista di entrare in politica nella speranza di attuare delle riforme. Ma verso la metà degli anni '60 l'economia polacca cominciò a declinare e con essa aumentarono anche gli standard di vita e le richieste dei residenti.
"Durante questo periodo, la Polonia non solo ha dovuto affrontare numerose sfide economiche, ma ha continuato anche a subire oppressione politica."
L'aumento dei prezzi negli anni '70 provocò disordini sociali e scoppiarono le prime grandi proteste. Il governo cercò di risolvere il problema con ingenti prestiti, ma ciò rese l'economia polacca più dipendente dai mercati mondiali e cominciò a mostrare segni di debolezza dopo la crisi petrolifera del 1973. Con l'aumento dell'influenza della chiesa polacca, il neonato sindacato indipendente Solidarność divenne una forza importante nella protesta contro il regime nel 1980.
Ma ciò che seguì fu la legge marziale del 1981 e la dura repressione del governo non riuscì a sradicare la resistenza popolare. Grazie alle riforme di Gorbaciov in Unione Sovietica e alle pressioni dell'Occidente, nel 1989 il regime polacco avviò finalmente il dialogo e invitò Solidarnosc a partecipare alle elezioni parlamentari. Le elezioni cambiarono il governo polacco e posero fine al regime comunista.
"La storia della Polonia ci fa ripensare al rapporto tra potere e popolo e a come quei destini apparentemente immutabili siano stati capovolti passo dopo passo."
La Polonia ha riconquistato l'indipendenza nel 1989 e vale ancora la pena di riflettere su questo periodo storico. Un Paese può davvero realizzare il proprio valore sotto la manipolazione di poteri esterni?