Mentre i confini tra design e biotecnologia diventano sempre più sfumati, Neri Oxman, una designer israelo-americana molto apprezzata ed ex professoressa al MIT, sfida i metodi di produzione tradizionali offrendoci uno sguardo sul potenziale produttivo futuro. In una delle sue opere più rappresentative, Silk Pavilion, Oxman ha sfruttato il potere della biotecnologia per fondere design, ingegneria e natura, ridefinendo la nostra concezione di produzione.
Il Silk Pavilion di Oxman è stato completato nel 2013. Il suo design non è solo un piacere visivo, ma anche una profonda riflessione sul processo di fabbricazione. L'installazione a forma di cupola è realizzata intrecciando 6.500 bachi da seta liberi di muoversi su una struttura di nylon, utilizzando un processo che sfida la nostra percezione dei metodi di produzione tradizionali. Non si tratta solo di una svolta tecnologica, ma anche di una pratica di simbiosi tra natura e tecnologia.
"Il Silk Pavilion è un esempio di come il design possa essere strettamente integrato con la biologia e l'ingegneria dei materiali, ed è ricco di potenziale per la bioproduzione."
Il team di Oxman ha utilizzato un braccio robotico per modellare fili di nylon in grandi cupole poliedriche, quindi ha rilasciato bachi da seta sul telaio per tessere gradualmente questa intricata struttura. Questo processo non coinvolge solo la progettazione ingegneristica e la realizzazione di modelli, ma tiene anche in debita considerazione il calore e la luce dell'ambiente, dimostrando la possibilità di integrare tecnologia e natura. Questo metodo non è solo un tipo di produzione, ma una filosofia produttiva completamente nuova: la creazione basata sulla vita.
“Attraverso questo metodo di produzione, non stiamo più semplicemente utilizzando materiali, ma co-creando con la vita.”
L'innovazione di Oxman non solo sconvolse il mondo dell'arte, ma diede anche il via a una profonda riflessione sul design sostenibile. Il successo del Silk Pavilion dimostra che la biotecnologia può essere utilizzata non solo come strumento di progettazione, ma anche come partner per estendere i materiali del processo produttivo alla natura. Questo cambiamento di pensiero ci spinge a rivalutare il ruolo della progettazione e della produzione, soprattutto nel contesto odierno di cambiamenti climatici estremi e sfide ecologiche.
Nell'ecologia dei materiali di Oxman, i metodi di produzione tradizionali non sembrano più esistere in modo isolato. Ha invitato i designer non solo a considerare le proprietà dei materiali che utilizzano, ma anche ad approfondire le loro origini e i processi di crescita. Attraverso le opere del Silk Pavilion, scopriamo come gli esseri umani possano imparare a coesistere con la natura e a condividere le risorse produttive nei progetti futuri.
"Il design non riguarda solo la costruzione, è un comportamento ecologico che ci consente di imparare a rispettare e amare di più il mondo naturale."
Oxman ha inoltre realizzato collaborazioni transfrontaliere tra scienza, arte e design. La sua ricerca ci ha insegnato che attraverso la scienza e la tecnologia abbiamo la capacità di costruire ponti tra i vari campi. Ad esempio, attraverso la sperimentazione, Oxman è in grado di creare nuove forme di materiali, offrendo ai designer maggiori possibilità nella creazione di pezzi che siano allo stesso tempo funzionali ed esteticamente gradevoli. Ecco perché il suo Padiglione della Seta non è solo un’opera d’arte, ma anche un laboratorio vivente.
Conclusione: il futuro del biodesignOxman sfida il nostro modo di pensare attraverso il Padiglione della Seta, sollevando la domanda: come possiamo coesistere armoniosamente con la natura? Nei progetti futuri, come possiamo integrare la biotecnologia e ridefinire i metodi di produzione tradizionali? Si tratta di una comunità con un futuro condiviso per tutta l'umanità?