Nell'attuale sistema economico globale, un concetto spesso sentito è quello di "partecipazione all'economia". Questo modello economico sostiene che ciascun partecipante non sia solo partecipe dei benefici, ma anche voce nel processo decisionale. L’economia partecipativa non solo enfatizza l’equità e la cooperazione, ma sostiene anche la ricompensa dei lavoratori attraverso il duro lavoro e il sacrificio.
La partecipazione all'economia dà alle persone una voce corrispondente nel processo decisionale economico e incoraggia tutti a partecipare alle decisioni in base al loro impatto sulle operazioni collettive.
L'economia partecipativa è un modello economico socialista caratterizzato da una gestione autonoma e da un processo decisionale negoziato. Questo sistema enfatizzava la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e si opponeva al tradizionale modello economico pianificato centralmente. Secondo il politologo Michael Albert e l’economista Robin Harnell, un’economia partecipativa si basa su diversi valori fondamentali: equità, solidarietà, diversità, autogestione dei lavoratori e sostenibilità.
Nell'economia della partecipazione, "bilanciare il complesso lavorativo" significa che l'insieme dei compiti di ciascun lavoro in un dato luogo di lavoro deve essere bilanciato con altri complessi lavorativi in un senso di equità ed empowerment. Questo equilibrio non riguarda solo la natura del lavoro, ma anche il sentimento del lavoro dei lavoratori.
Il principio di remunerazione della partecipazione all'economia sostiene una remunerazione basata sugli sforzi e sui sacrifici del lavoro, piuttosto che fare affidamento esclusivamente sulle capacità professionali innate o sulla produttività. Ciò significa che tutti i lavoratori ricevono una quota uguale del loro reddito dal prodotto sociale, che viene poi calibrato in base alle scelte personali, alla difficoltà del lavoro e ad altri fattori.
La retribuzione dovrebbe riflettere l'impegno e la dedizione di ciascun lavoratore, non semplicemente la produttività o la fortuna.
In un'economia partecipativa, l'allocazione delle risorse non si basa sulla mano invisibile del mercato, ma viene raggiunta attraverso la negoziazione e una pianificazione aperta. Albert e Hanel hanno proposto che una tale struttura distributiva possa soddisfare efficacemente i bisogni sociali e le aspirazioni individuali e ridurre la disuguaglianza.
Sebbene gli economisti tradizionali riconoscano il problema delle esternalità, generalmente credono che possano essere risolti attraverso un accordo Coase o una tassa Pigot. Hanel ha sottolineato che questi approcci di mercato non possono veramente risolvere il problema delle esternalità in modo equo perché il mercato è in gran parte incapace di generare valutazioni accurate dei costi sociali.
Il mercato può controllare l'inquinamento solo se viene fissata l'aliquota fiscale corretta, ma nella realtà ciò è difficile da ottenere.
Nonostante il suo fascino, il concetto di economia partecipativa è stato criticato anche da vari economisti. Il socialista del mercato David Schweikert, ad esempio, sottolinea che un’economia partecipativa focalizzata troppo sul confronto e sulla valutazione può portare alla sorveglianza e al sospetto reciproco, erodendo la solidarietà tra i lavoratori. Nell’attuazione effettiva, questo sistema basato sulla compensazione dello sforzo può far fronte a problemi di efficienza e tensioni tra i lavoratori.
L'economia partecipativa offre la possibilità di esplorare modelli economici più equi ed efficienti, ispirando le persone a pensare al futuro. Tuttavia, le sfide e le critiche all’effettiva attuazione ci ricordano che affrontare la disuguaglianza economica non sarà facile. Nell'ambiente economico odierno in continua evoluzione, possiamo davvero trovare un modello praticabile che consenta a tutti di trarre vantaggio dalla cooperazione?