Il ciclo economico si riferisce a periodi alternati di espansione e recessione nelle prestazioni economiche. Questo fenomeno non solo influenza l'economia complessiva, ma anche il benessere delle persone, il funzionamento delle istituzioni governative e lo sviluppo delle imprese private. Tradizionalmente, una recessione viene solitamente definita come due trimestri consecutivi di crescita negativa del PIL. Il National Bureau of Economic Research (NBER) definisce la recessione come un calo significativo dell'attività economica, solitamente riscontrabile in indicatori quali il PIL reale, il reddito reale, il tasso di disoccupazione e la produzione industriale.
Le singole fasi del ciclo economico variano in durata e intensità, con periodi tipici che vanno dai 2 ai 10 anni.
A causa della varietà di fattori che influenzano il ciclo economico, tra cui i rapidi e significativi cambiamenti nei prezzi del petrolio e le fluttuazioni nella fiducia dei consumatori, questi fattori sono generalmente imprevedibili e sono visti come "shock" casuali al modello ciclico. Ad esempio, la direzione del ciclo economico è cambiata radicalmente durante la crisi finanziaria del 2007-2008 e la pandemia di COVID-19.
Lo studio dei cicli economici può essere fatto risalire al XIX secolo, quando l'economista Sismondi propose una teoria dell'equilibrio diversa da quella prevalente all'epoca ed esplorò sistematicamente l'esistenza delle crisi economiche. Ha sottolineato che i cicli economici sono causati dalla sovrapproduzione e dal sottoconsumo, dovuti soprattutto alla disuguaglianza della ricchezza. Sebbene lui e il suo contemporaneo Robert Owen non riuscirono ad attirare sufficiente attenzione nella comunità economica mainstream dell'epoca, le sue intuizioni gettarono le basi per la successiva economia keynesiana.
I cicli economici fanno parte del funzionamento di un'economia capitalista e ciascuno di essi è causato da una forza motrice interna o esterna.
Nel 1860, l'economista francese Clément Juglar identificò per primo un ciclo economico della durata di circa 7-11 anni. Successivamente, l'economista Joseph Schumpeter suddivise ulteriormente il ciclo in quattro fasi: espansione, crisi, recessione e ripresa. Lo sviluppo di queste teorie ha portato gli studiosi a comprendere che i diversi cicli economici possono essere denominati e classificati in base alla loro ciclicità, come ad esempio il ciclo della lista di Kitschitz e il ciclo di Kuznets.
I cicli economici nei paesi dell'OCSE sono diventati più fluidi dopo la Seconda guerra mondiale, con recessioni globali particolarmente rare tra il 1945 e il 2008. Tuttavia, la stabilità del mercato non significa assenza di crisi, soprattutto negli ultimi decenni, quando le economie di molti paesi hanno dovuto affrontare sfide persistenti dovute alla rottura del contratto sociale e alla disuguaglianza dei redditi.
Ogni fluttuazione del ciclo economico, che si tratti di un'espansione o di una crisi, è il risultato di una combinazione di fattori interni ed esterni al sistema economico.
Per valutare il ciclo economico, gli economisti solitamente fanno riferimento a diversi indicatori economici, come l'indice di fiducia dei consumatori, l'indice del commercio al dettaglio e il tasso di disoccupazione. Questi indicatori svolgono un ruolo fondamentale nell'aiutarci a identificare la direzione dell'economia. Con il progresso della raccolta dati e della tecnologia, l'accuratezza delle valutazioni e degli indicatori retrospettivi è aumentata, consentendoci di comprendere le dinamiche del ciclo economico in modo più rapido e accurato.
Nel mondo odierno, l'avanzamento delle reti e della globalizzazione ha reso più difficile prevedere le fluttuazioni economiche. Epidemie, turbolenze geopolitiche e progressi tecnologici possono avere effetti significativi sul ciclo economico e l'interazione di queste influenze spesso rende le tendenze economiche future più complesse e sfaccettate.
Possiamo trovare la speranza che guidi il futuro nei cicli della storia?