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Featured researches published by Cheryl Jones.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Nel novembre del 2006, il consiglio di amministrazione del Britain’s Naturai History Museum di Londra si riuni per discutere il destino di alcuni scheletri aborigeni che stavano per essere sottratti per sempre alla ricerca scientifica. Il museo doveva, infatti, consegnare i resti di 17 individui al Tasmanian Aborigenal Centre, che intendeva cremarli. Prima della consegna il consiglio acconsenti a ulteriori analisi sui reperti, una scelta che irrito il centro tasmaniano e provoco un ricorso presso la Corte Suprema britannica.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
“Vado a fare due passi, giusto per farmi un’idea della stratigrafia”. Jim Bowler, un uomo alto e riflessivo, che raramente non indossa il suo cappello akubra 2, “intervista il paesaggio” del Lago Mungo su richiesta dei colleghi, che vogliono farsi un’idea di massima sull’eta del sito prima di avventurarsi nella datazione. Quella che potrebbe sembrare una massa amorfa di sedimenti, ai suoi occhi si srotola in una sequenza geologica chiara come una stratigrafia da manuale, registrando la risposta del paesaggio alle azioni del clima e dell’uomo. La sua fama e legata principalmente alla scoperta della Donna e dell’Uomo di Mungo, ai tempi in cui Jim era ancora ricercatore presso l’Australian National University. Ma il suo vero talento e quello geologico, per non parlare della sua abilita nel lanciare ipotesi innovative. Una di queste, sviluppata recentemente, riguarda una reinterpretazione della geomorfologi a che assegna un ruolo chiave alla calotta glaciale antartica nei mutamenti climatici globali; e le ipotesi di Bowler hanno la tendenza a rivelarsi fondate.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
“Nella visione di Flannery, l’Australia preistorica, e popolata da individui maschi e il suo destino appare segnato dai barbies 1, che essi accesero non appena arrivati sul continente. Finita la festa, costoro fecero del loro meglio per riparare stoicamente al disastro che avevano creato”. Cosi scrive Lesley Head dell’Universita di Wollongong in un articolo pubblicato sulla rivista letteraria Meanjin. Tim Flannery, autore di ben 27 libri, titolare dell’ambitissima cattedra di Australian Studies presso l’Universita di Harvard, nominato Australiano dell’Anno nel 2007, e stato oggetto di questa critica ironica proprio nella madrepatria, insieme ad altri suoi colleghi. L’analisi dell’evidenza scientifica, che suggerisce una responsabilita umana nelle estinzioni, viene spesso liquidata come “teoria dei maschi aggressivi” e l’ipotesi della guerra lampo viene attaccata con il pretesto che sia troppo “maschilista” e che sminuisca il ruolo della donna come procacciatrice di cibo. “La mitologia, sia nella cultura aborigena sia in quella non-aborigena, rappresenta gli Aborigeni come cacciatori di grandi animali”, scrive David Horton nel suo libro The Pure State of Nature. “Si tratta di una mitologia prettamente maschile, come sono abitualmente tali mitologie in tutto il mondo [...]. In realta il nutrimento delle famiglie era assicurato in larga parte dalle donne e costituito da cibi di piccole dimensioni”.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
“La distruzione di Eva” titolava un giornale. Gli scienziati australiani, a quanto pareva, avevano messo a soqquadro le teorie sull’evoluzione umana. Dichiaravano di avere estratto il DNA dallo scheletro dell’Uomo di Mungo, che era stato appena ridatato intorno a 62000 anni fa. Si trattava, affermavano, del DNA piu antico mai estratto da un essere umano: il principale concorrente era un Neanderthal croato, piu giovane di 20000 anni.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
“Cammina verso la mia voce”. Richard Roberts, esperto di datazione tramite luminescenza, “mostra” il suo laboratorio, immerso nel buio pesto. Un collega si appresta a pulire alcuni campioni nel potente acido cloridrico, illuminato da un unico punto di fioca luce rossa. Il “laboratorio a deprivazione sensoriale” disorienta tutti salvo gli iniziati. Qui Roberts determina la datazione di antiche ossa e manufatti, esponendo alla luce o al calore i grani della sabbia in cui i reperti erano stati sepolti. I campioni, raccolti evitando accuratamente qualsiasi esposizione alla luce, devono rimanere al buio fino al momento dell’analisi.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Vista attraverso la lente di un microscopio, la struttura che protegge le cellule spermatiche delle piante e un oggetto di grande bellezza. I granuli del polline di eucalipto hanno una forma triangolare, mentre quelli delle acacie australiane hanno piu l’aspetto di palloni da calcio. I granuli del polline dell’Araucaria di Cunningham sono sferici, mentre le Poaceae, piante cespugliose autoctone, presentano granuli arrotondati con un’apertura ben distinguibile. La superficie dei granuli di molte specie presenta strutture elaborate e complesse; i granuli, che misurano da 10 a 100 micron (millionesimi di metro), proteggono il loro prezioso contenuto grazie a un involucro di sporopollenina, uno dei materiali organici piu resistenti al mondo. Il vento li trasporta in fondo agli oceani, nei laghi e nelle paludi, dove si infiltrano nei sedimenti e le loro pareti esterne possono resistere per centinaia di milioni di anni. Per ricostruire i paesaggi del passato, i palinolog i leggono questi archivi botanici attraverso le lenti di microscopi che consentono di ingrandire il campione da 200 a 1000 volte.
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Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Sulla costa settentrionale della Papua Nuova Guinea vi e un’antichissima scala di corallo che si innalza verso il cielo per circa un chilometro. Ogni gradino e quel che resta dell’antica barriera corallina, che un tempo impreziosiva i fondali del Mare di Bismarck.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Silvia Gonzalez non si tira certo indietro quando si parla dell’eta della prima colonizzazione delle Americhe. Stando a un articolo diffuso dalla BBC l’archeologa avrebbe definito una “bomba archeologica” le datazioni da lei ottenute, che facevano risalire a 40000 anni fa alcune impronte umane trovate in Messico, aggiungendo inoltre che il suo gruppo di ricerca era “pronto per la battaglia”. La Gonzalez, della John Moores University di Liverpool, e un gruppo di colleghi avevano stimato un’eta di 40000 anni per il sito del Lago Valsequillo, vicino a Citta del Messico, avvalendosi di diversi metodi di datazione: il radiocarbonio sulle conchiglie di acqua dolce, la tecnica ESR sui denti di mammut e la tecnica OSL sul quarzo associato alle impronte, che si diceva fossero rimaste impresse su uno strato di lava solidificata.
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Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Quando, nel 1979, la jilleroo Louise Dunn (nata Friis) scopri i resti di un cranio animale sulle rive del Cox Creek, scavando vicino a Coonabarabran, nella parte settentrionale del Nuovo Galles del Sud, la giovane penso di aver rinvenuto un reperto storico dell’agricoltura australiana: i resti di un bue risalenti ai tempi in cui le bestie aggiogate trascinavano verso le segherie i tronchi d’albero sulle pianure di terra nera1.
Archive | 2010
Claudio Tuniz; Richard Gillespie; Cheryl Jones
Nel 2005, la cittadina di Naracoorte, nel South Australia, era entusiasta di essere la sede del “Quaternary Extinction Symposium”. Gli organizzatori avevano assicurato che l’evento, il primo dopo otto anni, avrebbe attirato nel piccolo centro della Limestone Coast, 340 chilometri a sud-est di Adelaide, “studiosi di estinzioni di fama internazionale”.