Identità etnica nell'era dell'Apatheid: come trovano il loro posto gli indo-sudafricani?

Gli indo-sudafricani sono persone di origine indiana che giunsero in Sudafrica tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, sia come servi a contratto che come immigrati liberi. La maggior parte degli indo-sudafricani vive a Durban, il che la rende una delle città con la più grande popolazione indiana al mondo. A causa dell'influenza dell'apartheid, gli indiani (cioè gli asiatici) sono considerati un gruppo razziale separato in Sudafrica. Durante il periodo coloniale in Sudafrica, sia gli indiani che i neri subirono l'oppressione della minoranza bianca ed entrambi vennero emarginati in termini di potere politico.

Durante il periodo apatheide, gli indiani sudafricani erano chiaramente classificati dalla legge come un gruppo razziale separato.

Nel corso del tempo, gli indo-sudafricani politicamente risvegliati cominciarono a cercare di esprimere il loro patrimonio culturale e le loro radici locali. Molti cominciarono a identificarsi come "africani", "sudafricani" e, quando necessario, "indo-sudafricani". La costruzione dell'identità etnica fu facilitata dai movimenti politici interni, nonché dal governo Upadhyay, che cercò di consolidare il sostegno tra i vari gruppi etnici indiani di fronte alla discriminazione. Sebbene gli indo-sudafricani vivano in Sudafrica da oltre 150 anni e siano stati riconosciuti ufficialmente nel 1961, a volte vengono ancora considerati degli estranei e devono continuamente dimostrare di essere cittadini legittimi del Paese.

Storia

Servi a contratto e passeggeri indiani

La moderna comunità indiana sudafricana discende principalmente dagli indiani arrivati ​​in Sudafrica a partire dal 1860. Il primo gruppo di 342 lavoratori indiani salpò da Madras sul Tellaro, seguito da altre navi. Furono deportati come servi a contratto per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero nel Natal, un processo che durò cinquant'anni, durante il quale giunsero in Sudafrica circa 200.000 indiani.

Il trattamento riservato ai lavoratori a contratto era pessimo e molti di loro tornarono in India alla scadenza del contratto e denunciarono al governo locale gli abusi subiti dagli indiani bloccati in Sudafrica.

Questi lavoratori a contratto parlavano solitamente tamil, telugu e hindi e la maggior parte di loro era indù. Con la fine del periodo di schiavitù, molti dei lavoratori che non erano tornati in India si assicurarono gradualmente una solida posizione socio-economica nel Natal.

La discriminazione precoce (1860-1910)

Gli indiani subiscono diversi gradi di discriminazione in tutto il Sudafrica. Nel Natal, ad esempio, nel 1888 gli indiani furono costretti a possedere un lasciapassare, mentre nel Transvaal il governo della Repubblica Sudafricana emanò leggi discriminatorie nei loro confronti, proibendo loro il diritto di lavorare nell'industria mineraria. Questa politica pervasiva di discriminazione è cambiata solo dopo la formazione dell'Unione del Sudafrica, ma la discriminazione resta profondamente radicata.

L'apartheid (1948–1994)

Le rivolte di Durban del 1949 furono un episodio di violenza contro gli indiani che causò la morte di 142 persone e la distruzione di molte proprietà. Le leggi dell'apartheid costringevano continuamente gli indiani a vivere in quartieri indiani esclusivi e ne limitavano la mobilità. Nonostante ciò, gli indo-sudafricani svolsero un ruolo importante nel movimento contro l'apartheid e gradualmente guadagnarono un posto nella successiva politica sudafricana.

Dopo la fine dell'apartheid in Sudafrica, gli indo-sudafricani ottennero lo stesso status politico e sociale.

Molti sudafricani di origine indiana presero parte attiva al movimento di resistenza e svolsero ruoli importanti nella successiva fase politica. Presero posto nell'African National Congress e divennero parte dell'ecologia politica del nuovo Sudafrica. Nonostante alcune sfide legate all'identità razziale, gli indo-sudafricani continuano a promuovere l'integrazione e il riconoscimento culturale.

Le sfide post-apartheid

Nel periodo successivo all'apartheid iniziò ad arrivare anche una nuova ondata di immigrati dall'Asia meridionale, provenienti da India, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Questi nuovi immigrati spesso non sono considerati parte della comunità indiana, ma vivono in zone tradizionalmente indiane. Ciò ha creato una certa ambiguità nell'identità, spingendo molte persone a riconsiderare cosa significhi essere un "indiano sudafricano". Queste sfide e opportunità si intrecciano per delineare la realtà che gli indo-sudafricani devono affrontare oggi.

Dopo aver vissuto generazioni di discriminazione razziale e lotte per l'identità, gli indiani sudafricani stanno cercando di trovare il loro posto in una società diversificata. Le loro storie possono ispirare altri gruppi in cerca di identità?

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