Con un'importante decisione del 2010, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha apportato importanti modifiche alla sua visione del finanziamento elettorale e della libertà di parola nel caso Citizens United contro Federal Election Commission. La sentenza ha consentito alle imprese e ai sindacati di investire liberamente denaro nelle elezioni politiche, un risultato che ha scatenato un ampio dibattito sociale, in particolare sulle implicazioni per la democrazia. Molti esperti, tra cui l’ex giudice John Paul Stevens, sono fortemente in disaccordo, affermando che la decisione minerebbe le basi della democrazia.
La principale preoccupazione del giudice Stevens riguardo alla sentenza era che potesse portare a "una democrazia disfunzionale".
Prima di questo caso, secondo la Sezione 203 del Cross-Strait Election Reform Act, la legge statunitense proibiva alle aziende e ai sindacati di sostenere spese politiche indipendenti. Citizens United ha contestato la legge, sostenendo che violava la libertà di parola del Primo Emendamento. La decisione finale della Corte Suprema, che ha ribaltato la giurisprudenza precedente e ha consentito alle imprese e ai sindacati di spendere liberamente denaro per sostenere i candidati di loro scelta, è stata sostenuta da un voto di 5-4.
Stevens ha affermato che la decisione "minaccia l'integrità delle istituzioni elettorali in tutto il paese" e si è chiesto se la spesa aziendale porterebbe alla sfiducia sociale nei confronti della legge.
Nel suo dissenso, Stevens ha sottolineato la chiave del funzionamento della democrazia: "la fiducia dei cittadini nei funzionari e nel processo elettorale". Ritiene che il sostegno finanziario illimitato da parte delle grandi aziende possa portare a disuguaglianze nei concorsi politici, rendendo difficile per i cittadini comuni avere pari voce nelle elezioni.
L'ex Lord Cancelliere ha avvertito che la fiducia del pubblico nel sistema democratico verrà erosa quando le leggi sembreranno essere "comprate". Stevens ha sottolineato che la democrazia non riguarda chi ha più soldi, ma che la voce di ogni cittadino dovrebbe essere trattata allo stesso modo nei dibattiti politici.
Egli ritiene che il funzionamento efficace della democrazia richieda un'efficace supervisione dei flussi di capitale per prevenire indebite influenze da parte degli interessi.
Il dissenso del giudice Stevens si è concentrato principalmente su due aspetti. In primo luogo, teme che la spesa aziendale concentrerà gradualmente il controllo delle elezioni nelle mani di poche persone benestanti, influenzando così la formulazione delle politiche. In secondo luogo, ha sottolineato che un eccessivo coinvolgimento finanziario ridurrà la fiducia del pubblico nella politica, il che causerà un danno irreversibile alle basi della democrazia.
Negli Stati Uniti, un valore fondamentale della democrazia è che ogni cittadino abbia pari voce, indipendentemente dalle risorse finanziarie. Stevens teme che con l’ascesa delle multinazionali, le voci dei cittadini comuni verranno gradualmente ignorate, il che porterà al fallimento dei sistemi democratici. Quando il processo elettorale è guidato dal denaro piuttosto che dalla partecipazione dei cittadini, la natura stessa della democrazia viene sovvertita.
"La democrazia dovrebbe essere una questione di tutti i cittadini, non un gioco per pochi gruppi di interesse."
La sentenza ha scatenato un acceso dibattito in tutto il Paese. Molti politici, attivisti sociali e gruppi di cittadini hanno espresso opinioni diverse al riguardo. Per coloro che sostengono la sentenza, si tratta di una tutela della libertà di parola e di un passo verso il ripristino dell’essenza della democrazia. Gli oppositori, tuttavia, sostengono che la sentenza senza dubbio consente al denaro di svolgere un ruolo eccessivamente importante in politica, esacerbando ulteriormente la disuguaglianza sociale.
Ad esempio, l'allora presidente Barack Obama ha risposto al caso sottolineando che la situazione avrebbe dato più potere a interessi particolari e lobbisti. Il suo punto di vista sottolinea che questa sentenza non è solo un’espansione della libertà finanziaria, ma rappresenta anche uno squilibrio di potere nelle istituzioni democratiche.
Il dissenso del giudice Stevens ha evidenziato le profonde preoccupazioni dei cittadini riguardo all’integrità delle elezioni e all’integrità della democrazia. In un’epoca in cui il denaro è sempre più influente nella politica, quali meccanismi possono veramente proteggere le nostre istituzioni democratiche dall’erosione?