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Featured researches published by Chiara Casolari.


European Journal of Epidemiology | 2005

A rare case of localized mucosal leishmaniasis due to Leishmania infantum in an immunocompetent Italian host.

Chiara Casolari; Giovanni Guaraldi; Monica Pecorari; Grazia Tamassia; Cinzia Cappi; Giuliana Fabio; Anna Maria Cesinaro; Roberta Piolini; Fabio Rumpianesi; Livio Presutti

The case of authoctonous isolated laryngeal leishmaniasis due to L. infantum in an italian immunocompetent host is reported. It is highlighed the need to consider mucosal leishmaniasis in the differential diagnosis of laryngeal tumors. Rapid nested-PCR technique and enzyme restriction analysis were useful for diagnosis and species identification directly from bioptic samples.


European Journal of Epidemiology | 1990

Restriction endonuclease analysis of chromosomal DNA from Listeria monocytogenes strains.

Chiara Casolari; Bruna Facinelli; U. Fabio; J. Rocourt; P. E. Varaldo

Restriction endonuclease analysis of chromosomal DNA was applied to thirteen Listeria monocytogenes strains alongside the more conventional typing methods of serotyping and phage typing. The organisms were isolated from cases of sporadic listeriosis (nine strains); from an occasional nosocomial cluster (two strains); and from food samples (two strains).Purified DNAs were digested with EcoRI restriction endonuclease, and restriction fragments separated by electrophoresis. Restriction patterns correlated well with phage patterns, but also allowed typing of the phage-untypable strains.DNA fingerprinting appears to be a potentially helpful tool for epidemiological investigations of listeric infections, particularly when phage typing fails to determine the identity or diversity of the isolates.


Pharmacological Research | 2002

'In vitro' study of chemotherapeutic activity of sulphimidazole on some sensitive and metronidazole-resistant Trichomonas vaginalis strains.

Monica Malagoli; Tiziana Rossi; Andrea Baggio; Ginevra Zandomeneghi; Andrea Zanca; Chiara Casolari; Mario Castelli

Trichomonacidal treatment based on 5-nitroimidazoles is problematic both when Metronidazole, the drug of choice, is ineffective owing to the presence of resistant strains and when bacterial aerobic infections are present. Sulphimidazole (SIZ) possesses two distinct functional groups: one sulphonamide, the other 5-nitroimidazole. Since SIZ is active against aerobic and anaerobic bacteria, we set out to discover whether, in view of the presence of the 5-nitroimidazole group, it could also be effective against Trichomonas vaginalis. Twelve strains of T. vaginalis were cultured in Modified Thioglycate Medium in anaerobic conditions; subsequently, their growth was monitored in the presence of Metronidazole (MZ), SIZ, Sulphamethoxazole (SMX), Trimethoprim (TMP) and their associations. Eight strains proved to be sensitive to Metronidazole (minimum lethal concentration=0.5 microgml(-1)) and four to be resistant (minimum lethal concentration=40-60 microgml(-1)). SIZ was active against both the sensitive and the Metronidazole-resistant strains (minimum lethal concentrations=0.5-1 and 10 microgml(-1), respectively), thus showing that the chemotherapeutic activities of the two functional groups coexisting in SIZ remain unimpaired.


Microbiologia Medica | 2007

MYCOBACTERIUM BOVIS BCG: POSSIBILE FONTE DI ERRORE NELLA DIAGNOSTICA MOLECOLARE

Anna Fabio; Monica Pecorari; G. Saredi; A. La Regina; A.M.T. Sabbatini; William Gennari; N. Nanni; S. Mumolo; Giulia Forbicini; G. Mantovani; Fabio Rumpianesi; Chiara Casolari

Introduzione. Il BCG (Bacillus CalmetteGuerin), derivato attenuato di un ceppo virulento di Mycobacterium bovis, viene normalmente utilizzato nel trattamento immunoterapico del carcinoma vescicale superficiale in base ad una sua comprovata efficacia nella profilassi delle recidive dopo resezione endoscopica e nella prevenzione della progressione alla malattia infiltrante. In seguito alle instillazioni endovescicali previste dai protocolli terapeutici, il BCG puo dare flogosi e ritrovarsi nelle urine. I metodi convenzionali di diagnostica in PCR non sono in grado di differenziare i ceppi di BCG da ceppi patogeni di M. bovis e quindi dai membri di MTB complex. Segnaliamo un caso di positivita colturale urinaria per BCG in un paziente con carcinoma vescicale, inizialmente diagnosticato come MTB complex e solo successivamente correttamente identificato con ulteriori test molecolari. Caso clinico, metodi e risultati. Nel settembre 2006 perveniva al nostro laboratorio un campione di urina da un paziente dell’ urologia per ricerca di micobatteri, senza informazioni relative a dati clinici e terapeutici. La coltura in terreno liquido si positivizzava nell’ arco di 18 giorni. Il riconoscimento del ceppo con i metodi molecolari in uso indicava MTB complex. L’ informazione veniva trasmessa tempestivamente al clinico che ricusava l’ ipotesi di TBC informando il laboratorio di un errore nella richiesta. Il paziente era portatore di un carcinoma uroteliale vescicale asportato 3 mesi prima e stava praticando settimanalmente instillazioni endovescicali con BCG. Il ceppo isolato, sottoposto ad ulteriori prove molecolari, veniva identificato come M. bovis BCG. Ulteriori test in PCR venivano effettuati su campioni bioptici vescicali, con risultati negativi. Conclusioni. Questa nostra esperienza focalizza l’ attenzione sui limiti della diagnostica molecolare per MTB complex normalmente utilizzata, che non discrimina il ceppo vaccinale attenuato dai ceppi patogeni. In assenza di informazioni cliniche fornite dal reparto si possono generare come nel nostro caso equivoci diagnostici. Il BCG presente nell’ urina cresce in coltura come un tubercolare a tutti gli effetti e si identifica in prima battuta come tale. E pertanto assolutamente indispensabile procedere in questi casi ad ulteriori prove per identificare esattamente l’isolato. 019


Microbiologia Medica | 2006

RIPETUTI CLUSTERS DA S. MARCESCENS IN UN REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA NEONATALE: ASPETTI MICROBIOLOGICI E CLINICO-EPIDEMIOLOGICI

Monica Pecorari; M.G. Tamassia; Giuliana Fabio; N. Nanni; Sara Tagliazucchi; E. Della Casa Muttini; G. Leporati; A. La Regina; P. Marchegiano; S. Scaltriti; E. Vecchi; Chiara Casolari

Introduzione. Serratia marcescens è stata segnalata negli ultimi anni come causa di epidemie, talora difficili da eradicare, in reparti di terapia intensiva neonatale. Scopo della ricerca è la valutazione degli aspetti microbiologici e clinicoepidemiologici di ripetuti clusters di infezioni da S. marcescens, occorsi nel reparto di Neonatologia del Policlinico di Modena nell’arco di 3 anni. Metodi. È stato condotto uno studio molecolare con RFLPPCR su ceppi di S.marcescens isolati da campioni clinici di 55 neonati. Sono stati valutati i fattori di rischio e le misure di controllo intraprese. Risultati. 38 bambini erano colonizzati e 17 affetti da infezioni di diversa gravità; di questi 6, prematuri di basso peso, hanno sviluppato setticemia ed uno è deceduto. La tipizzazione molecolare dei ceppi ha identificato 7 diversi genotipi (A-G) dei quali due prevalenti: A, 12 casi, e B, 27 casi. Complessivamente sono stati riscontrati 4 clusters di diversa entità: I, gennaio aprile 2003, 9 casi, genotipo A; II, luglio 2003, 3 casi, genotipo B; III, gennaio giugno 2004, 20 casi, genotipi C (8), B (5), D (2), E (3); IV, giugno 2005 febbraio 2006, 24 casi, genotipi A (3), B (18), C (1), G (1). Ripetuti campioni prelevati dall’ambiente e dal personale sono risultati costantemente negativi. I principali fattori di rischio identificati sono stati: basso peso alla nascita, prematurità, ventilazione forzata e catetere venoso centrale. Conclusioni. Genotipi eterogenei sono stati riscontrati nei ceppi studiati. I cloni A e B identificati nei primi 2 clusters, sono stati nuovamente repertati dopo 3 anni nell’ultimo cluster, dimostrando una persistenza nell’ ambiente. Non è stata identificata una fonte comune. Il sovraffollamento del reparto in rapporto al calo del personale è stato collegato ai clusters di infezioni. La trasmissione crociata tramite le mani è stata probabilmente una importante via di diffusione. Screening microbiologici ravvicinati, cohorting degli infetti e implementazione delle misure igieniche sono risultati aspetti fondamentali nel contenimento dell’epidemia. 141


Journal of Hospital Infection | 2005

A simultaneous outbreak of Serratia marcescens and Klebsiella pneumoniae in a neonatal intensive care unit

Chiara Casolari; Monica Pecorari; Giuliana Fabio; Silvia Cattani; Claudia Venturelli; Piccinini L; Maria Grazia Tamassia; William Gennari; Anna Maria Teresa Sabbatini; G. Leporati; Patrizia Marchegiano; Fabio Rumpianesi; Fabrizio Ferrari


Pharmacological Research | 2004

Interaction between saquinavir and antimycotic drugs on C-albicans and C-neoformans strains

Chiara Casolari; Tiziana Rossi; Giosué Baggio; Andrea Coppi; Ginevra Zandomeneghi; Antonio Ruberto; Claudio Farina; Giuliana Fabio; Andrea Zanca; Mario Castelli


International Ophthalmology | 1992

Rhodotorula glutinis keratitis.

R. Guerra; Gian Maria Cavallini; Lora Longanesi; Chiara Casolari; Gabriella Bertoli; Francesco Rivasi; Ugo Fabio


New Microbiologica | 2013

Serratia marcescens in a neonatal intensive care unit: two long-term multiclone outbreaks in a 10-year observational study.

Chiara Casolari; Monica Pecorari; Elisa Della Casa; Silvia Cattani; Claudia Venturelli; Giuliana Fabio; Sara Tagliazucchi; Giulia Fregni Serpini; Mario Migaldi; Patrizia Marchegiano; Fabio Rumpianesi; Fabrizio Ferrari


Acta Cytologica | 1995

CYTOLOGIC DIAGNOSIS OF ACANTHAMOEBA-KERATITIS - REPORT OF A CASE WITH CORRELATIVE STUDY WITH INDIRECT IMMUNOFLUORESCENCE AND SCANNING ELECTRON-MICROSCOPY

Francesco Rivasi; Lora Longanesi; Chiara Casolari; Gp Croppo; G Pierini; E Zunarelli; G. S. Visvesvara

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Giuliana Fabio

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Fabio Rumpianesi

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William Gennari

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Anna Maria Teresa Sabbatini

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Claudio Cermelli

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Francesco Rivasi

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Claudia Venturelli

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