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Featured researches published by Antonino Nicolaci.


L'italia Forestale E Montana | 2010

Strutture delle faggete vetuste del Cilento e del Pollino

Francesco Iovino; Pasquale A. Marziliano; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

In Italia vi sono diversi boschi nei quali l’assenza di impatti significativi legati alle attivita umane per un periodo di tempo sufficientemente lungo, ha consentito alle dinamiche naturali di esprimersi, dando luogo a cenosi strutturalmente complesse e ricche di biodiversita. Per tali caratteristiche, questi popolamenti forestali possono essere considerati boschi vetusti. L’analisi della struttura, della componente viva e di quella morta, consente di individuare e definire lo stadio evolutivo del bosco e il grado di complessita del sistema. Il presente lavoro ha lo scopo di definire, attraverso l’esame della struttura della biomassa viva e morta, lo stadio evolutivo di alcune faggete vetuste nell’Appennino Meridionale (Campania e Basilicata), in relazione al disturbo antropico subito nel passato (forme colturali) e, successivamente, per cause naturali (abbandono colturale da lungo tempo). Per ciascun caso di studio sono stati analizzati i profili strutturali con i relativi parametri biometrici ricavati dall’analisi di plot di 5000 m2 di superficie. Per l’analisi della struttura orizzontale sono stati utilizzati gli indici del gruppo NBSI (NBSI-Neighbourhood Based Structural Indices), e quello di Latham per la descrizione della struttura verticale. Per la stima della necromassa sono stati considerati gli alberi morti in piedi (standing dead trees e snag), quelli morti a terra (dead downed trees) e i frammenti legnosi (lying wood pieces) e le ceppaie (stumps). L’eta delle piante e stata determinata contando il numero di anelli presenti su carotine prelevate a 1,30 m da terra. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza la presenza di alberi di 300-350 anni di eta, l’indice di Latham un profilo verticale piuttosto articolato, tipico di strutture assai complesse. La necromassa e risultata piuttosto elevata, variando da 50 a 90 m3ha-1. L’analisi della struttura orizzontale ha evidenziato come la morte per senescenza di grossi alberi o per eventi perturbativi molto forti, ha determinato l’apertura di gaps, nei quali si e affermata la rinnovazione naturale, generando cosi uno stadio multicoorte. Le caratteristiche strutturali dei popolamenti e i caratteri della necromassa sono risultati tipici delle fasi piu mature della dinamica forestale e consentono di considerare le faggete prese in considerazione vetuste per eta,struttura e biomassa.


L'italia Forestale E Montana | 2007

INTERVENTI SELVICOLTURALI IN CEDUI DI FAGGIO CHE HANNO SUPERATO IL TURNO CONSUETUDINARIO E VALUTAZIONE DELLA BIOMASSA LEGNOSA RITRAIBILE ( 1 )

Orazio Ciancio; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

La produzione di biomassa per fini energetici e tradizionalmente rappresentata dalla legna da ardere, ottenuta prevalentemente dall’utilizzazione dei cedui. In Italia dei 5,1 milioni di metri cubi di legna per combustibile (legna da ardere, fasciname e legna che verra sottoposta a carbonizzazione) ben il 78% proviene dai cedui. Oltre i cedui «a regime», ai fini della produzione di biomasse, assumono particolare importanza quelli da tempo non piu utilizzati e che hanno superato largamente il turno consuetudinario. In questi popolamenti la biomassa e aumentata in modo significativo e le caratteristiche dei suoli sono migliorate. Per questi boschi, per lo piu di proprieta pubblica ma anche di privati che per cause diverse hanno abbandonato la coltivazione, la scelta di avviare la conversione del ceduo in fustaia e obbligata e diviene una ipotesi di lavoro da attuare nella consapevolezza che tale pratica colturale corrisponde a interessi collettivi, oltre che individuali. Nel presente lavoro viene valutata l’entita della biomassa legnosa utilizzabile con interventi di diradamento in cedui di faggio, che hanno superato il turno consuetudinario, applicando il metodo del rilascio intensivo di allievi, che prevede un algoritmo colturale basato su interventi di debole intensita, ripetuti a brevi intervalli di tempo. Applicando tale metodo e stato verificato come prelevando dal 13 al 33% di massa con, rispettivamente il 29 e 43% di polloni, non si alterano le condizioni strutturali del soprassuolo, non si modifica l’efficacia della copertura sulla conservazione del suolo, non si provoca un impatto negativo dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Inoltre, si utilizzano mediamente da 50 a 100 m 3 ha -1 di massa legnosa che possono contribuire significativamente ad alimentare la filiera del legno per usi energetici.


L'italia Forestale E Montana | 2006

AREA DI VEGETAZIONE E CAMPO DI IDONEITÀ ECOLOGICA DEL CASTAGNO IN CALABRIA ( 1 )

Lorenzo Arcidiaco; Orazio Ciancio; Vittorio Garfì; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

Nel presente lavoro si fa il punto sulla distribuzione del castagno in Calabria avvalendosi di diversi strati informativi (CORINE Land Cover 3, foto aeree b/n del 1978/1982, ortofotodigitali del 1998, cartografia contenuta nei piani di assestamento). Sulla base delle informazioni desunte e stata allestita la carta della distribuzione del castagno in Calabria in scala 1:250.000. Inoltre, viene definito il campo di idoneita ecologica della specie, in Calabria, attraverso i parametri climatici e geopedologici che ne caratterizzano l’area di vegetazione.


Forest Ecology and Management | 2006

Structure and growth of a small group selection forest of calabrian pine in Southern Italy: A hypothesis for continuous cover forestry based on traditional silviculture

Orazio Ciancio; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci; Susanna Nocentini


Italian Journal of Forest and Mountain Environments | 2010

DEADWOOD IN FOREST STANDS CLOSE TO OLD-GROWTHNESS UNDER MEDITERRANEAN CONDITIONS IN THE ITALIAN PENINSULA

Fabio Lombardi; Gherardo Chirici; Marco Marchetti; Roberto Tognetti; Bruno Lasserre; Piermaria Corona; Anna Barbati; Barbara Ferrari; Silvia Di Paolo; Diego Giuliarelli; Franco Mason; Francesco Iovino; Antonino Nicolaci; Livio Bianchi; Alberto Maltoni; Davide Travaglini


Iforest - Biogeosciences and Forestry | 2014

Effects of planting density on the distribution of biomass in a douglas-fir plantation in southern Italy

Pasquale A. Marziliano; V. Coletta; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci; G. Pellicone; Antonella Veltri


Italian Journal of Forest and Mountain Environments | 2011

Stand structure attributes in potential Old-Growth Forests in the Apennines, Italy.

Gianfranco Calamini; Alberto Maltoni; Davide Travaglini; Francesco Iovino; Antonino Nicolaci; Giuliano Menguzzato; Piermaria Corona; Barbara Ferrari; Daniele Di Santo; Gherardo Chirici; Fabio Lombardi


L'italia Forestale E Montana | 2008

Struttura e trattamento in alcune faggete dell'Appennino meridionale

Orazio Ciancio; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci


Iforest - Biogeosciences and Forestry | 2014

Ecological and anthropogenic drivers of Calabrian pine (Pinus nigra J.F. Arn. ssp. laricio (Poiret) Maire) distribution in the Sila mountain range

Antonino Nicolaci; Davide Travaglini; Giuliano Menguzzato; Susanna Nocentini; Antonella Veltri; Francesco Iovino


Journal of Silviculture and Forest Ecology | 2013

Aspetti dendroauxometrici, assortimentali e caratteristiche della necromassa in cedui di castagno

Pasquale A. Marziliano; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Scalise C; Antonino Nicolaci

Collaboration


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