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Featured researches published by Francesco Iovino.


Plant Biosystems | 2012

Assessing and promoting old-growthness of forest stands: Lessons from research in Italy

Anna Barbati; Riccardo Salvati; Barbara Ferrari; D. Di Santo; Alessandro Quatrini; Luigi Portoghesi; Davide Travaglini; Francesco Iovino; Susanna Nocentini

Abstract Due to a long-standing history of human impact, it is rare to find in Europe old-growth stands associated to primary forests; the term “old-growthness” is more appropriate to assess old-growth forests in European countries: i.e. the degree to which forest stands, which may or may not have been impacted by humans, express the structural variability commonly found in old-growth forests. The paper focuses on operational methods to assess and promote old-growthness in countries, like Italy, where old-growthness detection is a difficult task because of the scarcity of “relatively old” forest stands. Lessons learnt from research experiences carried out in Italy are reviewed; research findings mostly come from unmanaged tracts of previously managed forest stands that have reached structural and compositional traits typical of the mature stage of forest dynamics. A commentary discussion is provided on the following topics: (i) how to operationally assess old-growthness of forest stands, by coupling remote sensing based approaches and snapshot inventories of structural features; (ii) what forest structural attributes appear to be more strictly related to old-growthness in Mediterranean forests and (iii) how to promote old-growthness in managed forest stands. The paper concludes pointing out open research questions and pragmatic considerations for managing forests for old-growthness.


Italian Journal of Forest and Mountain Environments | 2010

The application of the ecosystem approach through sustainable forest management: an Italian case study.

Anna Barbati; Piermaria Corona; Francesco Iovino; Marco Marchetti; Giuliano Menguzzato; Luigi Portoghesi

During the last decades adapting silvicultural systems to a changed society, increasingly aware of the multifunctional role of forests, was a much debated issue in Italy. Stemming from this discussion is the systemic silviculture concept, an adaptive forest management tool aimed at cultivating the forest as a self-organizing system and focusing on sustaining its functional efficiency as the best way to enhance forest multi-functionality. This concept has much connection with the Ecosystem Approach defined by the Convention on Biological Diversity as a strategy for the integrated management of land, water and living resources that promotes conservation and sustainable use in an equitable way. In the following a case study is presented where the principles of systemic silviculture are implemented in the management of private and common forest properties in the Serre mountains of the Calabria Region (Italy); relationships with the Ecosystem Approach principles are analyzed in order to evaluate to what extent systemic silviculture can be regarded as a means to bring the EA to the implementation level.


L'italia Forestale E Montana | 2006

EFFETTI DELLA CEDUAZIONE SULLE PERDITE DI SUOLO IN POPOLAMENTI DI CASTAGNO DELLA CATENA COSTIERA COSENTINA (CALABRIA)

Giuseppe Garfì; Antonella Veltri; Giovanni Callegari; Francesco Iovino

Le utilizzazioni dei cedui di castagno interessano spesso superfici considerevoli, causando alterazioni nei processi idrici ed effetti sull’erosione e sull’idrologia dei versanti. Inoltre, l’alternanza delle tagliate di diversa dimensione ed eta dei soprassuoli determina un mosaico di aree che contribuiscono in maniera diversa ai processi idrologici ed erosivi dei bacini idrografici. Nell’ambito di queste problematiche, in un bacino boscato del versante orientale della Catena Costiera Cosentina, in Calabria, sono state quantificate le perdite di erosione mediante l’applicazione della USLE in ambiente GIS. Inoltre, sono state analizzate le caratteristiche di distribuzione spaziale e temporale dei processi erosivi, al fine di valutare la compatibilita fra le attuali modalita di utilizzazione dei cedui e la conservazione del suolo. I risultati hanno mostrato che il tipo ed il grado di copertura forestale hanno un ruolo centrale nella determinazione del rischio di erosione. Tuttavia, a scala di bacino le periodiche variazioni di copertura, legate all’attuale regime di utilizzazione, non sembrano alterare significativamente l’efficacia antierosiva delle formazioni indagate. Oltretutto, l’effetto della brusca scopertura del suolo e temporaneo e di breve durata, poiche nell’arco di tre stagioni vegetative la copertura vegetale appare in grado di recuperare le condizioni pregresse in termini di efficienza nei confronti dei processi erosivi.


L'italia Forestale E Montana | 2010

Strutture delle faggete vetuste del Cilento e del Pollino

Francesco Iovino; Pasquale A. Marziliano; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

In Italia vi sono diversi boschi nei quali l’assenza di impatti significativi legati alle attivita umane per un periodo di tempo sufficientemente lungo, ha consentito alle dinamiche naturali di esprimersi, dando luogo a cenosi strutturalmente complesse e ricche di biodiversita. Per tali caratteristiche, questi popolamenti forestali possono essere considerati boschi vetusti. L’analisi della struttura, della componente viva e di quella morta, consente di individuare e definire lo stadio evolutivo del bosco e il grado di complessita del sistema. Il presente lavoro ha lo scopo di definire, attraverso l’esame della struttura della biomassa viva e morta, lo stadio evolutivo di alcune faggete vetuste nell’Appennino Meridionale (Campania e Basilicata), in relazione al disturbo antropico subito nel passato (forme colturali) e, successivamente, per cause naturali (abbandono colturale da lungo tempo). Per ciascun caso di studio sono stati analizzati i profili strutturali con i relativi parametri biometrici ricavati dall’analisi di plot di 5000 m2 di superficie. Per l’analisi della struttura orizzontale sono stati utilizzati gli indici del gruppo NBSI (NBSI-Neighbourhood Based Structural Indices), e quello di Latham per la descrizione della struttura verticale. Per la stima della necromassa sono stati considerati gli alberi morti in piedi (standing dead trees e snag), quelli morti a terra (dead downed trees) e i frammenti legnosi (lying wood pieces) e le ceppaie (stumps). L’eta delle piante e stata determinata contando il numero di anelli presenti su carotine prelevate a 1,30 m da terra. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza la presenza di alberi di 300-350 anni di eta, l’indice di Latham un profilo verticale piuttosto articolato, tipico di strutture assai complesse. La necromassa e risultata piuttosto elevata, variando da 50 a 90 m3ha-1. L’analisi della struttura orizzontale ha evidenziato come la morte per senescenza di grossi alberi o per eventi perturbativi molto forti, ha determinato l’apertura di gaps, nei quali si e affermata la rinnovazione naturale, generando cosi uno stadio multicoorte. Le caratteristiche strutturali dei popolamenti e i caratteri della necromassa sono risultati tipici delle fasi piu mature della dinamica forestale e consentono di considerare le faggete prese in considerazione vetuste per eta,struttura e biomassa.


L'italia Forestale E Montana | 2007

INTERVENTI SELVICOLTURALI IN CEDUI DI FAGGIO CHE HANNO SUPERATO IL TURNO CONSUETUDINARIO E VALUTAZIONE DELLA BIOMASSA LEGNOSA RITRAIBILE ( 1 )

Orazio Ciancio; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

La produzione di biomassa per fini energetici e tradizionalmente rappresentata dalla legna da ardere, ottenuta prevalentemente dall’utilizzazione dei cedui. In Italia dei 5,1 milioni di metri cubi di legna per combustibile (legna da ardere, fasciname e legna che verra sottoposta a carbonizzazione) ben il 78% proviene dai cedui. Oltre i cedui «a regime», ai fini della produzione di biomasse, assumono particolare importanza quelli da tempo non piu utilizzati e che hanno superato largamente il turno consuetudinario. In questi popolamenti la biomassa e aumentata in modo significativo e le caratteristiche dei suoli sono migliorate. Per questi boschi, per lo piu di proprieta pubblica ma anche di privati che per cause diverse hanno abbandonato la coltivazione, la scelta di avviare la conversione del ceduo in fustaia e obbligata e diviene una ipotesi di lavoro da attuare nella consapevolezza che tale pratica colturale corrisponde a interessi collettivi, oltre che individuali. Nel presente lavoro viene valutata l’entita della biomassa legnosa utilizzabile con interventi di diradamento in cedui di faggio, che hanno superato il turno consuetudinario, applicando il metodo del rilascio intensivo di allievi, che prevede un algoritmo colturale basato su interventi di debole intensita, ripetuti a brevi intervalli di tempo. Applicando tale metodo e stato verificato come prelevando dal 13 al 33% di massa con, rispettivamente il 29 e 43% di polloni, non si alterano le condizioni strutturali del soprassuolo, non si modifica l’efficacia della copertura sulla conservazione del suolo, non si provoca un impatto negativo dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Inoltre, si utilizzano mediamente da 50 a 100 m 3 ha -1 di massa legnosa che possono contribuire significativamente ad alimentare la filiera del legno per usi energetici.


L'italia Forestale E Montana | 2006

AREA DI VEGETAZIONE E CAMPO DI IDONEITÀ ECOLOGICA DEL CASTAGNO IN CALABRIA ( 1 )

Lorenzo Arcidiaco; Orazio Ciancio; Vittorio Garfì; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci

Nel presente lavoro si fa il punto sulla distribuzione del castagno in Calabria avvalendosi di diversi strati informativi (CORINE Land Cover 3, foto aeree b/n del 1978/1982, ortofotodigitali del 1998, cartografia contenuta nei piani di assestamento). Sulla base delle informazioni desunte e stata allestita la carta della distribuzione del castagno in Calabria in scala 1:250.000. Inoltre, viene definito il campo di idoneita ecologica della specie, in Calabria, attraverso i parametri climatici e geopedologici che ne caratterizzano l’area di vegetazione.


Italian Journal of Forest and Mountain Environments | 2010

Silviculture for soil conservation, water resources and to combat desertification

Francesco Iovino; Marco Marchetti

Integrated management of water resources, mitigation of catastrophic phenomena and fight against desertification are topics of renewed interest on a local and international scale. Nowadays, the forest role in soil conservation must be considered in the wider extent of forest management sustainability, that is aimed at exalting the efficacy of forest systems on water resources, and at contrasting soil erosion processes as the most important symptoms of desertification. The present work will illustrate the main aspects resulting from the reports on the three topics characterizing the third session of the congress. During that session, the analysis was focused on: the mechanisms involved in hidrogeologycal processes in forest systems, the effects of silvicultural actions on water availability, the role of forests and of silvicultural techniques in the regulation of water cycle, the efficacy of wood in the mitigation of alluvial events, the influence of riparian vegetation on maximum stream flow and the role of silviculture in its management. Further topics were: soil management for degradation prevention, desertification risk, methods for quantification of vulnerability levels of forest areas and identification of their causes, along with the role of forest management for prevention and mitigation of desertification risk, as well as silviculture intended to grant soil conservation in the Apennines and Alps’ forests.


L'italia Forestale E Montana | 2006

Il pino insigne nell'arboricoltura da legno: analisi di interventi realizzati nell'Italia meridionale

Orazio Ciancio; Vittorio Garfì; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato

In questo lavoro vengono presentati i risultati ottenuti in alcune piantagioni di pino insigne dell’eta di 19/20 anni, realizzate in Campania (Salerno), a differente altitudine e con sesti di impianto variabili. In generale, il pino insigne si e dimostrato una specie che offre interessanti possibilita di impiego nell’ambito degli interventi di arboricoltura da legno su terreni marginali all’agricoltura in ambiente mediterraneo. Inoltre, i migliori risultati, sia in termini di produzione legnosa che di portamento, sono stati ottenuti nei popolamenti situati in aree poste a quote superiori a 500 m s.l.m. e con precipitazioni medie mensili superiori a 100 mm nel periodo invernale-primaverile. L’area di idoneita ecologica di questa specie puo essere ascrivibile alla fascia compresa tra la sottozona calda del Castanetum e quella fredda del Lauretum, II tipo.


Forest Ecology and Management | 2006

Structure and growth of a small group selection forest of calabrian pine in Southern Italy: A hypothesis for continuous cover forestry based on traditional silviculture

Orazio Ciancio; Francesco Iovino; Giuliano Menguzzato; Antonino Nicolaci; Susanna Nocentini


Italian Journal of Forest and Mountain Environments | 2010

DEADWOOD IN FOREST STANDS CLOSE TO OLD-GROWTHNESS UNDER MEDITERRANEAN CONDITIONS IN THE ITALIAN PENINSULA

Fabio Lombardi; Gherardo Chirici; Marco Marchetti; Roberto Tognetti; Bruno Lasserre; Piermaria Corona; Anna Barbati; Barbara Ferrari; Silvia Di Paolo; Diego Giuliarelli; Franco Mason; Francesco Iovino; Antonino Nicolaci; Livio Bianchi; Alberto Maltoni; Davide Travaglini

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