Davide Delpiano
University of Ferrara
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Publication
Featured researches published by Davide Delpiano.
QuartÉar | 2015
C. Jéquier; Cristiano Nicosia; Marco Peresani; Matteo Romandini; Davide Delpiano; Renaud Joannes-Boyau; Giuseppe Lembo; Alessandra Livrachi; Juan Manuel López-García; Marija Obradovic
This article presents the results of archaeological exploration at De Nadale Cave, a new Late Middle Palaeolithic site recently discovered in the Berici Hills, a karstic plateau in the north-east of Italy. A first survey and field campaigns have brought to light a small cavity almost totally filled with sediments embedding one single Mousterian layer sandwiched by sediments avoid of any relevant archaeological remains. A large herbivore tooth has been U-Th dated, with a minimum age of 70.2 +1/-0.9 ky BP. Several economic and cultural aspects make this site peculiar with respect to the others at the regional scale. The faunal remains record the abundance of large ungulates, mostly Megaloceros giganteus, but also Cervus elaphus and Bos/Bison. Their bone surfaces bear traces of human modification produced during skinning, dismembering, and fracturing of the carcasses and the long bone shafts for marrow recovery. There is a high number of bone retouchers in proportion to the fragmented shafts, used for shaping and rejuvenating different types of scrapers. The lithic industry shows typical Quina characteristics in its technology and typology, with several thin and thick scrapers made of non-local flint due to its absence in proximity of the site. On-going research will investigate in more detail a so specific evidence in the Middle Palaeolithic of the North-Adriatic rim. Zusammenfassung Der Beitrag stellt Ergebnisse von Sondagen in der neu entdeckten De Nadale Höhle vor. Es handelt sich um eine Fundstelle des späten Mittelpaläolithikums in den Berici-Bergen, einem Karstplateau in Nordostitalien. Im Rahmen einer ersten Ausgrabung wurde die vollständig mit Sediment gefüllt Höhle untersucht. Eingebettet in sterile Schichten wurde eine moustérienzeitliche Fundschicht angetroffen. Der Zahn eines großen Herbivoren aus der Fundschicht konnte mit Hilfe der Uran-Thorium-Methode auf ein Mindestalter von 70 200 +1 000/900 Jahre BP datiert werden. Einige technologische und kulturelle Besonderheiten zeichnen den Fundplatz im Vergleich zu anderen Fundplätzen in der Region aus. Die Faunenreste belegen das Vorkommen von großen Huftieren, hauptsächlich Megalocerus giganteus sowie Cervus elaphus und Boviden. Die Oberflächen der Knochen zeigen deutliche Schnittund Schlagspuren vom Häuten und Zerlegen der Tiere sowie vom Aufschlagen der Langknochen zur Markgewinnung. Im Vergleich zu den vorhandenen Schaftfragmenten liegt eine hohe Zahl von Knochenretuscheuren vor, die offenbar zur Formgebung und Nachschärfung verschiedener Schabertypen eingesetzt wurden. Das Steingeräteinventar weist typische Merkmale des Moustérien vom Typ Quina auf mit mehreren dünnen und dicken Schabern aus nicht-lokalem Silex. Weitere Untersuchungen sind geplant, um mehr Daten zur Beurteilung dieses mittelpaläolithischen Fundplatzes des nordadriatischen Bogens zu gewinnen.
Sezione di Museologia Scientifica e Naturalistica | 2018
Marco Peresani; Davide Delpiano; Rossella Duches; Jacopo Gennai; Diana Marcazzan; Nicola Nannini; Matteo Romandini; Laura Tassoni; Alessandro Aleo; Arianna Cocilova; Stefano Benazzi
In questo lavoro vengono presentati i risultati delle ultime tre campagne di scavo effettuate a Grotta di Fumane. Le ricerche hanno riguardato la parte orientale esterna della grotta per una superficie totale di 6 m2 con l’obiettivo di indagare le unita basali del Musteriano Finale A10 e A11, datate ad oltre 48 ka cal BP (Peresani, 2012; Lopez-Garcia et alii , 2015). E stata esposta una sequenza finemente stratificata di sottili livelli antropizzati all’interno dell’unita A10 e di un unico livello in A11 con strutture di combustione distribuite lungo l’intera sequenza stratigrafica. L’insieme faunistico mostra caratteristiche tipiche dell’accumulo antropico e ricalca quello della sovrastante unita A9 (Cassoli, Tagliacozzo, 1991; Romandini et alii , 2014). L’industria litica denota una marcata presenza del metodo Levallois, in particolare la modalita unipolare per la produzione di supporti allungati, e una presenza, per quanto largamente minoritaria, del metodo Discoide nella parte alta dell’unita A10 (Gennai, 2017). Nel complesso, le unita A10 e A11 hanno rivelato importanti testimonianze del comportamento dei Neandertaliani del MIS3 che saranno contestualizzate in questa regione del Mediterraneo centrale. I risultati inducono a proseguire le ricerche.
Sezione di Museologia Scientifica e Naturalistica | 2018
Davide Delpiano; Stefano Bertola; Mauro Cremaschi; Marco Peresani; Andrea Zerboni
I depositi loessici del nord Italia sono archivi paleoambientali ben rappresentativi per l’area padano-alpina e di importanza chiave poiche ben databili con metodi radiometrici. In piu, in molti casi le sequenze includono suoli con materiali archeologici, prove dirette di un antico popolamento umano della zona, che possono essere messi in relazione alle alterne fasi climatiche che caratterizzano il Pleistocene medio e superiore. E il caso ben noto delle coltri di loess presenti nel pedeappennino Emiliano-Romagnolo, ricche di industrie litiche e soggette a ripetute indagini stratigrafiche ed archeologiche (Cremaschi et alii 2015). Meno noto e il caso del Monte Netto, rilievo isolato di natura tettonica nella Pianura Padana, posto a circa 8 km a SW di Brescia e ricoperto da sedimenti loessici; e qui segnalato il rinvenimento di reperti litici non pienamente in contesto fin dagli anni 70 (Cremaschi 1974), ma solo ultimamente la collina e stata interessata da nuove indagini che hanno permesso di definire le fasi di sedimentazione eolica, lo sviluppo di paleosuoli e di ottenere datazioni in luminescenza (OSL) della sequenza (Zerboni et alii 2015); durante le indagini sono stati ritrovati alcuni manufatti in pietra scheggiata, riferibili a due distinte occupazioni molto lontane nel tempo (Fig. 1). L’esame dei reperti stratigraficamente piu alti, numericamente piu consistenti e coperti da un deposito loessico datato 44.4 ± 4.5 ky, rivela un’adozione pressoche esclusiva del metodo di scheggiatura Levallois orientato principalmente all’ottenimento di prodotti allungati e con margini taglienti rettilinei e paralleli (Fig. 2). Il buon numero di strumenti ritoccati (1/3 del totale) si riferisce a raschiatoi semplici o doppi confezionati su questo tipo di supporti o raschiatoi trasversali su schegge Levallois corte. I reperti provenienti dalla porzione basale della sequenza stratigrafica, probabilmente riferibile al MIS5, sono troppo pochi per avanzare considerazioni tipologiche. Tuttavia un’analisi delle materie prime mostra un netto cambiamento: in un primo momento vi e lo sfruttamento di quarziti, mentre nella fase tarda viene utilizzata una vasta gamma di selci provenienti dalla formazione del Medolo, della Maiolica e del Gruppo Selcifero Lombardo. Alla luce di questi dati, confronti diretti emergono con la fase finale del Paleolitico medio indagata nella vicina regione veneta; in particolare, in un contesto differente per occupazione del sito e disponibilita di materie prime, a soli 60 km di distanza in linea d’aria si apre la cavita di Grotta di Fumane la cui sequenza racchiude livelli analoghi per cronologia e comportamento tecnologico (Peresani et alii 2013, in press ). In definitiva, i pochi manufatti di Monte Netto sono tuttavia significativi nel contesto del comportamento tecnologico degli ultimi Neandertal dell’area padana, in cui emerge sistematicamente la tendenza ad ottenere supporti laminari.
Sezione di Museologia Scientifica e Naturalistica | 2018
Marco Peresani; Cesare Ravazzi; Roberta Pini; Davide Margaritora; Arianna Cocilova; Davide Delpiano; Stefano Bertola; Lorenzo Castellano; Fabio Fogliazza; Gabriele Martino; Cristiano Nicosia; Patrick Simon
Gli insediamenti gravettiani dell’Europa sono tradizionalmente considerati come l’espressione della capacita di adattamento a condizioni climatiche rigide e talvolta estreme (Bocquet-Appel et al., 2005). Nell’Europa meridionale, climi piu miti hanno tuttavia permesso di mantenere il popolamento di vaste regioni e di creare le condizioni per una sostenibilita della frequentazione antropica di aree marginali (Willis et al., 2000), come il margine della pianura padana settentrionale e lo spartiacque appenninico. L’influenza del clima mediterraneo ha quindi favorito la resilienza dei gruppi di cacciatori-raccoglitori e permesso loro di mantenere reti di scambio su lunga distanza. Il settore piu settentrionale degli Appennini, ritenuto un’area priva di ritrovamenti, e stato la cornice di una recente indagine effettuata sul sito Gravettiano antico del Piovesello, localizzato a 870 m di quota sullo spartiacque ligure-emiliano (Peresani et al ., 2016). Ricognizioni di superficie e attivita di scavo programmato hanno permesso di indagare una paleosuperficie con manufatti litici in posizione primaria sigillati da una serie di colluvi limosi. L’integrazione di date radiocarbonio, analisi palinologiche e antracologiche ha concorso a ricostruire il paleoambiente dell’area circostante, dimostrando che il sito doveva trovarsi al di sopra del limite della foresta, in un ambiente semidesertico con vegetazione petrofitica, in prossimita delle fronti glaciali in corso di culminazione durante il GS5 (Peresani et al., in stampa). Le tracce della frequentazione umana si rivelano piuttosto effimere e sono legate all’utilizzo di strutture di combustione e alla produzione di manufatti litici, realizzati anche su materie prime provenienti dalla Francia meridionale. Nel loro insieme, le evidenze del Piovesello permettono di approfondire le conoscenze sulkle strategie messe in opera dai gruppi gravettiani nel quadro del popolamento umano durante la glaciazione. Sul piano paleoecologico, i risultati di questo studio assumono anche nuove implicazioni per la storia della biogeografia delle piante petrofile e dei loro relitti nell’Appennino settentrionale.
Digital Applications in Archaeology and Cultural Heritage | 2017
Davide Delpiano; Marco Peresani; Andreas Pastoors
Quaternary Research | 2018
Marco Peresani; Cesare Ravazzi; Roberta Pini; Davide Margaritora; Arianna Cocilova; Davide Delpiano; Stefano Bertola; Lorenzo Castellano; Fabio Fogliazza; Gabriele Martino; Cristiano Nicosia; Patrick Simon
“The Big Puzzle 30 years after: A shared, multidisciplinary, Palaeolithic perspective” | 2017
Davide Delpiano; Marco Peresani; Arianna Cocilova; Andreas Pastoors
The 81st Annual Meeting of the Society for American Archaeology | 2017
Marco Peresani; Davide Delpiano; Kristen Heasley; Nicola Nannini; Matteo Romandini
Comptes Rendus Palevol | 2017
Davide Delpiano; Marco Peresani
7th Annual Meeting of the European Society for the study of Human Evolution | 2017
Jacopo Gennai; Davide Delpiano; Marco Peresani