Tiziana Boggini
University of Pavia
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Publication
Featured researches published by Tiziana Boggini.
Case Reports | 2017
Dimitri Poddighe; Tiziana Boggini; Salvatore Savasta; Gian Luigi Marseglia
A 4-year-old boy from Syria was evaluated at the emergency department because of an upper airway viral illness. His physical examination showed a significant intensity reduction of all heart sounds in the absence of any other pathological signs. As the child was affected with Downs syndrome and had suffered thoracic and abdominal trauma because of bombardments, a diaphragmatic hernia was immediately suspected and was confirmed through a simple chest X-ray. A careful clinical examination is crucial in refugee children and adolescents, as several medical and surgical disorders could have escaped previously.
Multidisciplinary Respiratory Medicine | 2016
Rosaria Cortese; Salvatore Savasta; Silvia Di Stasi; Tiziana Boggini; Chiara Trabatti; Roberto Dore; Giulia Stella
BackgroundGoltz syndrome is a rare, genetic disorder mainly occurring in female patients.Case presentationThe case presented here is, to the best of our knowledge, the first description of the occurrence of lung parenchymal alterations in a young female patient affected by Goltz syndrome. Although pulmonary involvement is not known in patients affected by X-linked Goltz syndrome, the case here described is related to the even rarer autosomal form of the disease, as in this case. It is thus conceivable that in such different genetic setting the involvement of lung parenchyma may be unveiled through atypical emphysematous lesions.ConclusionThis report suggested - for the first time time - a rationale for a lung function and imaging screening in patients affected by Goltz syndrome at least in its autosomal form.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2013
Tiziana Boggini; Silvia Caimmi; Antonietta Marchi; Carmine Tinelli; Lucia Bianchi
The pulmonary atelectasis is one of the possible complications of pneumonia. The present study was aimed to identify whether there are any predictor variables that increase the risk of complicated pneumonia with atelectasis. It has carried out a case-control study comparing 8 cases of complicated pneumonia with atelectasis and 5 controls each with uncomplicated pneumonia and, as predictors of risk, have been considerate: maternal diseases during pregnancy, acute fetal distress, gestational age, weight at birth, sex, primogeniture or state of only child, type of feeding, number of individuals living with the probing and maternal age at the time of admission. The increased risk was found with the variables: acute fetal distress, female probing and, above all, primogeniture condition or state of only child. This may be due both to the environment, more protected from the parents, but also, by recent studies on the relationship between mother and fetus, the uterine microenvironment, immunologically more sterile than that of children after the first, in which the firstborn or the only child lives.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2013
Amelia Mascolo; Tiziana Boggini; Luca Bosa; Valentina Domenech; Gian Pietro Noè
Malaria is a disease of major importance in many regions of the world, particularly in children, who are more exposed to complications or death; nevertheless, in countries where this disease is a rare event, the inadequate knowledge of this condition and the higher risk of complications in pediatric subjects are responsible for a large number of life threatening cases, often avoidable with adequate environmental and pharmacological prophy-laxis. The clinical case presented involves a 16-month-old child and shows that an accurate history and the beginning of a timely antimalarial therapy can prevent complications.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2013
Thomas Foiadelli; Lorenzo Andrea Bassi; Tiziana Boggini; Luca Bosa; Federico Cattaneo; Valentina Domenech; Chiara Gagliardone; Roberta Maragliano; Amelia Mascolo; Giovanni Raimondo Pieri; Rossella Porto; Giulia Rossetti; Salvatore Savasta; Orsetta Zuffardi
Le Convulsioni Neonatali Benigne Familiari sono un raro disordine convulsivo ad ereditarieta AD che si manifesta entro la seconda settimana di vita. Ad oggi sono stati identificati 2 geni responsabili: KCNQ2 e KCNQ3. Riportiamo il caso di F.G., ricoverata per convulsioni neonatali insorte in terza giornata di vita, refrattarie alla terapia antiepilettica. Nella storia clinica del padre emergeva identica sintomatologia (fino al 25° giorno di vita); inoltre, due cugine paterne risultavano affette da differenti disordini comiziali. Anche nel caso di F.G. si verificava una completa risoluzione delle manifestazioni comiziali al compimento del 25° giorno di vita. Ad oggi la bambina (6 mesi di vita) presenta un normale sviluppo psico-motorio. L’analisi genetica Next Generation Sequencing ha potuto evidenziare nella bambina e nel padre una mutazione del gene KCNQ2, a livello dell’esone 5: C.769del. Tale mutazione comporta un frameshift della sequenza codificante con STOP codon prematuro 15 codoni a valle.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2013
Tiziana Boggini; Lorenzo Andrea Bassi; Luca Bosa; Federico Cattaneo; Valentina Domenech; Thomas Foiadelli; Chiara Gagliardone; Roberta Maragliano; Amelia Mascolo; Giovanni Raimondo Pieri; Rossella Porto; Giulia Rossetti; Gian Pietro Noè
La vocal cord dysfunction (VCD) e una paradossa adduzione delle corde vocali che si verifica durante l’inspirazione, con conseguenti sintomi di dispnea, respiro sibilante, senso di oppressione al torace o alla gola e tosse. Essendo poco conosciuta, questa condizione viene spesso confusa con l’asma con conseguente utilizzo di trattamento anti-asmatico inefficace. La dimostrazione laringoscopica di adduzione delle corde vocali durante l’inspirazione e considerata il gold standard per la diagnosi di VCD. La logopedia e/o la fisioterapia respiratoria sono spesso utili in questo disturbo. Riportiamo il caso di un ragazzo di 12 anni con persistenti spasmi laringei, giunto alla nostra attenzione dopo diverse visite mediche senza diagnosi. Abbiamo diagnosticato la vocal cord dysfunction associata ad ipotiroidismo autoimmune e ad infezione da Bordetella pertussis, con risoluzione del caso a seguito del trattamento specifico.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2013
Amelia Mascolo; Tiziana Boggini; Luca Bosa; Valentina Domenech; Salvatore Savasta
La malattia di Lesch-Nyhan e una raro disordine del metabolismo purinico, trasmesso con modalita X-linked, risultante da un alterato funzionamento dell’enzima HPRT. Iperuricemia, ritardo mentale, distonia, coreoatetosi, spasticita e autolesionismo sono le principali caratteristiche cliniche della malattia. Livelli di acido urico ematico >4-5 mg/dl e un rapporto acido urico urinario/creatinina urinaria >2 sono suggestivi di malattia: la diagnosi viene tuttavia posta analizzando l’attivita dell’enzima HPRT. Noi presentiamo il caso di Andrea, un bimbo di 30 mesi con malattia di Lesch-Nyhan giunto alla nostra attenzione per una nefrolitiasi complicata. Con questo caso intendiamo sottolineare l’importanza e la complessita dell’approccio terapeutico alla nefropatia in questa malattia.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2012
Lorenzo Andrea Bassi; Tiziana Boggini; Luca Bosa; Federico Cattaneo; Valentina Domenech; Thomas Foiadelli; Chiara Gagliardone; Roberta Maragliano; Amelia Mascolo; Giovanni Raimondo Pieri; Giulia Rossetti; Antonietta Marchi
La febbre di origine sconosciuta (FUO) e stata descritta per la prima volta nel 1961 come una febbre documentata e persistente da almeno 2 settimane associata alla negativita di un esame obiettivo accurato e dei principali accertamenti diagnostici. E una condizione di difficile diagnosi per il pediatra e spesso tale quadro clinico richiede lunghi periodi prima di essere definita. Le principali cause di FUO possono essere suddivise in quattro gruppi principali: infettive, infiammatorie, neoplastiche o altre cause. Il caso clinico descritto e quello di un ragazzo di 15 anni giunto alla nostra attenzione per febbre persistente da oltre 8 mesi e se da un lato ci consente di focalizzare l’attenzione su quanto complessa sia la gestione e la diagnosi delle febbri di origine sconosciuta, soprattutto in presenza di sintomi estremamente aspecifici quali quelli riferiti dal paziente in esame, dall’altro ci permette di sottolineare come risultino fondamentali, nella valutazione di questi pazienti, un’accurata anamnesi, un attento esame obiettivo e degli esami che siano il piu possibile mirati sulla base del sospetto diagnostico. Questo ci ha permesso, nonostante la quasi totale assenza di sintomatologia gastroenterica nel nostro paziente, di porre diagnosi di Morbo di Crohn, una condizione clinica molto eterogenea con presentazione che, in alcuni casi, puo essere molto sfumata e non presentare all’esordio la classica triade sintomatologica (dolore addominale, diarrea spesso muco-ematica e calo ponderale).
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2012
Valentina Domenech; Lorenzo Andrea Bassi; Tiziana Boggini; Luca Bosa; Federico Cattaneo; Thomas Foiadelli; Chiara Gagliardone; Roberta Maragliano; Amelia Mascolo; Giovanni Raimondo Pieri; Rossella Porto; Giulia Rossetti; Antonietta Marchi
La Sindrome Iper-IgE o Sindrome di Giobbe e una rara immunodeficienza primitiva caratterizzata da eczema cutaneo, ascessi cutanei recidivanti, infezioni ricorrenti delle alte e basse vie respiratorie con formazione di pneumatoceli ed elevati livelli di IgE policlonali nel siero. Si tratta di un disordine multisistemico con coinvolgimento del sistema immunitario, dell’apparato scheletrico, dei tessuti connettivi ed anomalie cardiovascolari. Ha un’incidenza stimata di circa 1/100,000 nati vivi, senza prevalenza di sesso e razza. Esordisce comunemente in epoca neonatale. Ad oggi sono stati descritti circa 250 pazienti. Esistono due varianti della Sindrome Iper-IgE: la mutazione del gene per il Signal Transducer and Activator of Transcription 3 (STAT3) determina la forma autosomica dominante, mentre mutazioni a carico dei geni per la Tyrosine Kinase 2(Tyk2) e per il Dedicator of Cytokinesis 8 (DOCK8) sono responsabili della forma autosomica recessiva. Data la presenza di livelli di IgE sieriche molto elevati esiste nozione in letteratura di un rischio aumentato in questi soggetti di reazioni allergiche gravi fino allo shock anafilattico, ma risulta difficile risalire ad un caso investigato e francamente associato alla sindrome di Giobbe. Descriviamo il caso clinico di X.Y. seguito fin dalla nascita presso il nostro centro con diagnosi di sindrome Iper-IgE su base clinica dall’eta di 13 mesi. Il paziente torna alla nostra attenzione per una reazione allergica grave dopo assunzione di pinoli. Nell’ambito del workup immunoallergologico e stato eseguito il sequenziamento del gene STAT3 che ha evidenziato una nuova mutazione in un sito poco coinvolto da mutazioni e fino ad oggi mai descritto.
Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia | 2012
Luca Bosa; Lorenzo Andrea Bassi; Tiziana Boggini; Federico Cattaneo; Valentina Domenech; Thomas Foiadelli; Chiara Gagliardone; Roberta Maragliano; Amelia Mascolo; Giovanni Raimondo Pieri; Rossella Porto; Giulia Rossetti; Antonietta Marchi
Il gold standard per la diagnosi di allergia alimentare e il test di provocazione orale (TPO). Si tratta di un test risolutivo, che, qualora negativo, consente di reintrodurre l’alimento nella dieta. Tuttavia, e rischioso per il bambino (vi e una certa probabilita di anafilassi), e costoso e talvolta e di difficile esecuzione e interpretazione. Per tali ragioni, gli studi si sono concentrati sulla ricerca di mezzi diagnostici alternativi. Grandi progressi sono stati compiuti nella component-resolved diagnosis, che mira a studiare la reattivita verso singole molecole costituenti l’alimento, attraverso test in vitro, rapidi e sicuri. I test diagnostici piu promettenti sono il basophil activation test e il dosaggio delle IgE specifiche per allergeni nativi purificati o ricombinanti. Lo scopo del nostro studio e stato quello di mettere a confronto i risultati dei test in vitro attualmente in uso nella diagnosi di allergia all’uovo rispetto all’esito del test in vivo, ossia il TPO. Sono stati eseguiti 50 TPO all’uovo (prima crudo, poi cotto) su 48 bambini (eta media di 5.2 anni al momento del TPO), sottoposti ai seguenti test diagnostici: prick by prick (PBP, con albume e tuorlo), dosaggio delle IgE sieriche specifiche (sIgE, utilizzando estratti allergenici a base di bianco d’uovo e tuorlo e allergeni nativi purificati, ossia ovomucoide, nGal d 1, ovoalbumina, nGal d 2, ovotransferrina, nGal d 3 e lisozima, nGal d 4) e basophil activation test (BAT, mettendo un campione di sangue a contatto con un allergene specifico, ossia albume e tuorlo e determinando la percentuale di basofili attivati in vitro, rilevando l’aumento di espressione del marker di attivazione CD63 sulla superficie cellulare, mediante citometria a flusso). Dei 50 TPO eseguiti, 10 (20%) sono stati considerati positivi. I PBP con albume si sono dimostrati estremamente sensibili (100%), ma poco specifici (42.5%); l’allergia alimentare avrebbe potuto essere esclusa nei bambini con PBP negativi (VPN 100%). Risultati analoghi sono stati ottenuti con le sIgE per bianco d’uovo (sensibilita 90%, specificita 52.5%). Considerando invece le sIgE specifiche per gli allergeni nativi purificati dell’uovo (compresi ovomucoide e ovoalbumina), la metodica si e dimostrata altrettanto sensibile (100%), ma piu specifica (60.9%) rispetto ai PBP e alle sIgE. Il BAT si e rivelato un ottimo test per la diagnosi in vitro di allergia, con discreta sensibilita (70%), ma ottima specificita (90%), maggiore rispetto alle metodiche convenzionali; un BAT negativo, quindi, indica un’elevata probabilita di tollerare l’uovo, mentre un test positivo potrebbe indurre il clinico a posticipare il TPO. Le dimensioni del pomfo dopo PBP, i livelli di sIgE per albume, tuorlo, ovomucoide e ovoalbumina e la percentuale di basofili attivati nel BAT sono risultati significativamente piu elevati nei pazienti con TPO positivo.